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Mi sposto

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(foto presa da CC BY-SA 3.0, https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=2321674) Buongiorno naviganti del web!  Temporaneamente mi sposto dal blog.  Mi sposto in Substack!  Ci vediamo lì. (spero)

Sul terrazzo

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Mio padre, operaio pensionato, pollice verde e vanga d’acciaio, ogni anno a primavera ha portato avanti una lotta per preservare i semi degli ortaggi che coltiva nei vasi del terrazzo. Ogni giorno faceva la guardia dietro alla porta di vetro aspettando l’arrivo dei merli e delle gazze, dei passerotti e delle cinciallegre, i suoi affamati nemici, per poi girare di colpo la maniglia e far fuggire gli uccelli, groviglio di ali e cinguettii. “Non cresceranno mai le mie piante!”, brontolava mio padre a colazione, pranzo e cena, mentre raccontava la cura che aveva messo per coprire ogni pianta, preparare la terra, affondare le guide di legno per le rampicanti. Un giorno mia figlia arrivò da scuola con una scatola di scarpe con buchi e un bel laccio azzurro. “Ho portato una sorpresa per il nonno”, disse. Aprì la scatola e dentro, ancora addormentato, c’era un gattino nero, una goccia con peli, un rotolino di fusa. Son passati sei mesi e ora siamo di nuovo in primavera. Le piante crescono folt

Ripartenza

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Ho spinto molto il mio cervello per cercare di imparare a scrivere in modo corretto l'italiano sia per il lavoro, sia per la scrittura creativa stessa.  All'inizio, scrivevo tutto in spagnolo e poi cercavo di tradurre i testi, passandoli poi alle mie correttrici di bozze (sorella e nipoti). Poi, sono passata a provare la scrittura diretta in italiano tralasciando un po' la scrittura in spagnolo. Ma il risultato è stato che mi sono bloccata e per un po' non sono stata capace di scrivere in nessuna delle due lingue.  Mi sentivo presa, rinchiusa in idee che non riuscivano a maturare per la mancanza di luce, di aria, di nutrimento.  Non è la prima volta che mi blocco, e in questi casi ritorno alle origini, riparto dalle basi: mi sono iscritta in un corso di scrittura creativa [infatti, nei giorni scorsi ho pubblicato alcuni degli esercizi fatti nel corso. Non  sono testi straordinari, ma sono un fertilizzante] e ho ripreso la lettura di sillogi di poesia italiana contempora

Lettere

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Vicino al palazzo della posta a Cochabamba c'era un piccolo negozio dove donne e uomini andavano a farsi leggere le lettere appena arrivate. I commessi narravano ad alta voce le storie dei migranti alle loro famiglie contadine e analfabete. Ci sono passata davanti centinaia di volte mentre andavo a prendere l'autobus per tornare a casa da scuola. Una decina di anni dopo, ho ritrovato lo stesso negozio. I commessi ancora leggevano le lettere, ma al posto delle buste e dei francobolli c'erano schermo, scanner e stampante. Le lettere d'amore viaggiavano in bit e tempo reale. L'ultima volta che sono andata in posta quel negozio non esisteva più. Al suo posto c'era una vendita di cellulari rottamati. Il commesso, giovanissimo, non alzava mai la testa dal suo telefonino.  Le lettere ormai non arrivavano più.

Esercizio di scrittura

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  (dammi tre parole) Hai fame, amore? Sono ancora sveglia.  Sono arrivata ieri.  Torneremo a casa? Ho perso tutto.  Ero all'ospedale.  Babbo stava male.  Il corpo puzzava.  Non posso dormire.

L’anima di Fiorella

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" Cantare e dire la verità sono sinonimi " Fiorella Mauri è una delle voci più interessanti, ricche e particolari del Vicentino. Ideatrice e motore di spettacoli che riprendono suoni tradizionali, storie locali e rapporti umani, ora cura un laboratorio di vocalità al Vicenza Time Café dove trasmette la sua esperienza nel prendersi cura della propria voce. Questa intervista cerca di conoscere meglio la sua esperienza. Cos’ha la musica di particolare? Cosa ti permette fare il canto che non trovi in altri mezzi comunicativi? Il canto mi mette in "relazione col mondo" e mi permette di essere quella che sono. Nel canto sono io tutta intera, fragilità e limiti compresi. Come dice la mia insegnante, "cantare e dire la verità sono sinonimi" . In altre forme espressive, come la scrittura, mi sento costretta a seguire delle regole pianificate, mi sento meno libera. D’altra parte, il canto mi permette di essere immediata nell'intenzione, più spontanea e autent

Helgoland

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È inevitabile pensare alla materia da un inquadramento metafisico. L'idea stessa che l'Universo sia governato da leggi è una forte affermazione metafisica. È una buona ipotesi di lavoro ed è stata molto utile nello sviluppo della scienza per secoli. Ma possiamo davvero essere sicuri della sua assoluta veridicità? Siamo sicuri che queste leggi governino tutto, sempre, immutabili? E se l'Universo (o le sue regioni) fosse completamente arbitrario? E se ci fossero regioni in cui le leggi che conosciamo non si applicano? Alla fine del XIX secolo in molti credevano che gli elementi essenziali della fisica fossero già noti (rimanevano solo i dettagli da definire). In altre parole si conoscevano già i mattoni fondamentali della realtà, mancava solo un lavoro di levigatura e unificazione. Se si ha la visione della fisica classica non è molto problematico pensare al materialismo e, al contrario, all'idealismo. La fisica classica è molto vicina al determinismo e anche al monismo m

Tre frammenti di "Bianco"

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  Non sento il passare del tempo. Forse non passa mai. Continuo a sentirmi tirare i capelli, come quando mia madre mi faceva le trecce, per andare alla scuola delle suore irlandesi. Mi voleva perfetta. Continuo a sentire qualcosa di strano quando ricordo la festa del mio matrimonio. Il mio primo parto. I primi viaggi, le prime perdite, gli ultimi banchetti, le prime dimenticanze, l’angolo delle chiavi, i fiori del giardino, l’odore del pane, tutto, tutto è presente e disordinato. Non sento il passare del tempo, solo la sua accumulazione, come polvere sui mobili. # Mi piaceva sgusciare i piselli. Mia madre li coltivava nel cortile della casa che prendemmo in affitto, quando ero ancora bambina. Aprivo il ventre delle guaine verdi e tiravo fuori i semi rotondi. A volte mangiavo i grani più teneri e piccoli. Conservo ancora il sapore dolce in bocca. # Ieri sono venute a trovarmi un paio di giovani donne. Mi hanno portato una scatola di fotografie. Le abbiamo guardate una per una. Molte son

La stanza bianca di Cecilia

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  "Natura morta e strada" - Xilografia di M.C. Escher “El color es una mancha/entre el blanco y el negro/que no son colores” -Carlos Franck- Anche il big bang forse era bianco. Ogni paginetta di Bianco è un “compito per casa” dove ci sono azioni, movimenti e gesti quotidiani, ci sono gli umori, gli aromi e gli amori che la nostra fretta non sa più cogliere. C'è la pagina bianca dove il respiro, i dubbi e l’attesa rendono più vivibile la pagina scritta. Questo è il momento della poiesis . Nella stanza bianca di Cecilia entra tutto ed entrano tutti, c'è quasi tutto e ci sono quasi tutti. Ci sono la cucina, la scuola e l’ospedale, c'è il pane, la nostalgia e l’odore dell’aglio, una radio, una finestra e il tempo, ci sono la burocrazia ed il cielo, c'è la memoria. Una viola, l’aroma del caffè e il dolore. Nella stanza bianca di Cecilia ci sono i come , i quando e i perché ; come per gli inuit, il bianco di Cecilia non è uno solo ed ogni bianco ha la sua ragione e

Nel campo di battaglia

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Si prese la gamba disperato. Il sangue usciva profusamente.  “Morirò”, pensò, e gridò chiedendo aiuto.  In quel momento arrivò una soccorritrice. Guardò la ferita, la baciò e sussurrò:  "Bua che viene, bua che va,  bua che scappa via di qua!" Il bambino allora smise di piangere e si alzò per tornare al gioco.